Cancro al colon-retto, la prevenzione del futuro passerà dai ‘microbioti’ intestinali

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Cancro al colon-retto, la prevenzione del futuro passerà dai ‘microbioti’ intestinali

Si chiama “microbiota” ed è l’ecosistema di batteri, funghi e virus che abita nel nostro corpo. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine evidenzia una forte correlazione tra il nostro microbiota intestinale e il cancro al colon-retto. Questa scoperta potrebbe inaugurare nuovi scenari per la diagnosi precoce di questo tumore, che ancora oggi è considerato molto pericoloso. Certo ci vorrà tempo, ma la ricerca non si ferma mai, e passo dopo passo, avanza sempre. Lo studio, tra l’altro, è stato coordinato dal Dipartimento di Biologia Cellulare (CIBio https://www.cibio.unitn.it/13/about-us) dell’Università di Trento. Il quotidiano la Repubblica, in un articolo di Davide Michielin, ne parla intervistando proprio il coordinatore della ricerca, l’italiano Nicola Segata. L’Italia è sempre tra le nazioni migliori al mondo nel campo della ricerca oncologica. Buona lettura.

Carlo Buffoli

L’avvento della genomica ha segnato una decisa accelerata nello studio del microbiota, il complesso ecosistema di batteri, funghi e virus che abita buona parte del nostro corpo. Il legame tra noi e loro è inevitabilmente stretto, talmente intimo da influenzare reciprocamente la salute della controparte. Una nuova conferma di questo dogma arriva dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine da un team internazionale di ricercatori coordinati dal Dipartimento Cibio dell’Università di Trento. I risultati evidenziano, infatti, una forte correlazione tra la composizione del microbioma intestinale – che comprende non solo i microrganismi ma anche i loro prodotti – e il cancro al colon-retto, una delle più comuni neoplasie di natura maligna che si sviluppa a partire da gruppi di cellule della parete interna della parte finale dell’apparato digerente. Sebbene le cause non siano ancora del tutto note, nelle forme non ereditarie – che sono la maggioranza – la componente genetica può spiegare solo in minima parte l’incidenza. Altri fattori che giocano un ruolo nello sviluppo della malattia sono le abitudini alimentari e lo stile di vita.

Tramite un approccio che mescola genomica, statistica e intelligenza artificiale, i ricercatori hanno analizzato un migliaio di campioni fecali prelevati da popolazioni molto diverse: dagli Stati Uniti al Giappone passando per Canada, Cina, Italia e altri Paesi europei. “Il sequenziamento massivo del materiale genetico presente nei campioni ci permette di identificare, tramite avanzati metodi bioinformatici, organismi e geni microbici presenti nel microbioma intestinale” riassume il bioinformatico Nicola Segata, coordinatore dello studio. Nei campioni fecali delle persone affette da cancro al colon-retto è stata osservata la presenza di un insieme di batteri marcatori della malattia, in primis il Fusobacterium nucleatum che era già stato associato alla malattia. Ma anche una decina di altri batteri che rafforzano l’associazione. “L’aspetto interessante è che l’insieme dei batteri fortemente associati al carcinoma del colon-retto è lo stesso in popolazioni distinte che hanno solitamente un microbioma intestinale abbastanza diverso” prosegue Segata. Ma non sono solo i microrganismi a essere associati al cancro al colon-retto. I ricercatori hanno scoperto che il microbioma delle persone malate è ricco di copie di un gene che codifica per un enzima (cutC), coinvolto nella produzione di trimetilammina. Questa molecola è stata associata da alcuni studi a un rischio più elevato di sviluppare il cancro al colon-retto.

La scoperta di una forte correlazione tra il microbiota intestinale e il cancro al colon-retto potrebbe inaugurare nuovi scenari per la diagnosi precoce. «Il fatto che il microbioma rilevato nelle feci sia altamente predittivo per la presenza della malattia è importante perché, combinato con altri esami come quello del sangue occulto nelle feci, potrebbe aumentare l’accuratezza diagnostica dei test non invasivi» sostiene il bioinformatico. Tuttavia, i tempi non sono ancora maturi per ipotizzare strategie terapeutiche mirate. “Questo lavoro dimostra la correlazione tra microbiota e carcinoma al colon-retto, non il nesso di casualità che dovrà essere stabilito da studi successivi” frena Segata. “Sebbene si sia visto per altri tumori che la composizione del microbioma è in qualche misura collegata con l’efficacia dei nuovi approcci immunoterapici, è ancora troppo presto per pensare di agire direttamente sul microbioma per migliorare le terapie esistenti”.

Davide Michielin