Tumore della pelle: un aiuto dall’immunoterapia

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Tumore della pelle: un aiuto dall’immunoterapia

Un nuovo tipo di tumore, quello della pelle, entra a far parte di quelli che possono essere trattati con l’immunoterapia. Ad essere coinvolta è una forma rara di tumore della pelle, il carcinoma a cellule di Merkel. Ma come sempre, si parte da piccoli passi per poter poi sperare con nuovi studi di estendere le nuove cure anche alle forme più comuni di tumore della pelle. I promettenti risultati sono stati pubblicati sul prestigioso Journal of Clinical Oncology, e sono frutto di uno studio multicentrico americano nato dalla collaborazione tra i ricercatori del Bloomberg–Kimmel Institute for Cancer Immunotherapy di Baltimora e del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, insieme ad altri 11 centri medici statunitensi. Ne parla la giornalista Sara Pero sul quotidiano La Repubblica con una intervista al prof. Paolo Ascierto, che dirige l’Unità di Oncologia–Melanoma, Immunoterapia Oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori “Pascale” di Napoli. Riportiamo qui il testo dell’articolo, mentre in calce troverete il link all’articolo originale. Buona lettura

Carlo Buffoli

L’immunoterapia aumenta la sopravvivenza nel tumore raro della pelle

Pembrolizumab conferma la sua efficacia nel carcinoma a cellule di Merkel. In Italia non è disponibile con questa indicazione, ma a Napoli è in corso uno studio che ne sta valutando l’azione come primo trattamento da usare in questi pazienti

Si chiama pembrolizumab ed è un farmaco immunoterapico che viene già utilizzato nel nostro Paese per il trattamento di alcuni tipi di tumore, come il melanoma e il tumore del polmone, e che adesso sembra dare buoni risultati anche su un raro ma aggressivo tumore della pelle, il carcinoma a cellule di Merkel. Sono questi i risultati promettenti di uno studio multicentrico americano, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, e frutto della collaborazione tra i ricercatori del Bloomberg–Kimmel Institute for Cancer Immunotherapy di Baltimora e del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, insieme ad altri 11 centri medici statunitensi. Una ricerca che ha confermato l’efficacia del farmaco che agisce sul sistema immunitario come strategia antitumorale in 50 pazienti oncologici colpiti da questa neoplasia rara e in stadio avanzato. Dati che sostengono la recente decisione dell’Fda – che risale a dicembre dello scorso anno – di accelerare l’approvazione del pembrolizumab come trattamento di prima linea per questo tipo di carcinoma, sia in pazienti adulti che pediatrici.

“Il pembrolizumab è un farmaco immunoterapico che aveva dato buoni risultati già in un trial clinico precedente, pubblicato sul New England nel 2016 e con questo nuovo studio se ne conferma l’efficacia anche per il trattamento del carcinoma a cellule di Merkel metastatico”, spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli. Il farmaco testato nello studio agisce contro il carcinoma a cellule di Merkel bloccando PD–1, una molecola presente su alcuni globuli bianchi, spesso “manipolata” dalle cellule tumorali per scampare alla risposta del sistema immunitario. Pembrolizumab è stato utilizzato come prima linea di trattamento su 50 pazienti oncologici di circa 70 anni di età, ed è stato somministrato ogni tre settimane per circa due anni. I risultati dello studio suggeriscono come questo tipo di immunoterapia possa dare nella maggior parte dei casi buoni risultati: il farmaco ha funzionato bene per oltre la metà dei pazienti (56%).

IMMUNOTERAPIA BATTE CHEMIO

“Per un tumore così raro ma al tempo stesso particolarmente aggressivo come questo, la ricerca di nuove strategie antitumorali è fondamentale: fino a qualche anno fa – continua Ascierto – il carcinoma a cellule di Merkel metastatico veniva trattato esclusivamente con la chemioterapia, basata sui due farmaci antitumorali carboplatino e etoposide, che veniva somministrata per 6 cicli. Va detto però che raramente i pazienti riuscivano a sopravvivere oltre un anno dalla fine del trattamento. Negli ultimi anni, invece, l’immunoterapia è diventata l’opzione principale come strategia terapeutica, anche in prima linea, perché ci consente di ottenere in oltre il 50–60% dei pazienti una buona risposta, durevole nel tempo”.

L’IMMUNOTERAPIA APPROVATA IN ITALIA

Per il momento l’approvazione del pembrolizumab per questo tumore della pelle “non è stata richiesta né in Europa né in Italia – puntualizza Ascierto – e attualmente l’unica strategia immunoterapica disponibile nel nostro Paese per il carcinoma delle cellule di Merkel si basa su avelumab, un farmaco approvato sia negli Stati Uniti sia in Europa, e che ha avuto l’ok anche dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) lo scorso anno. Sebbene il bersaglio cellulare di questo farmaco sia diverso da quello colpito da pembrolizumab, entrambi agiscono rimuovendo lo stesso freno inibitorio stimolando l’attivazione del sistema immunitario sul tumore, pertanto possiamo dire che entrambi mostrano la stessa potenzialità terapeutica”.

IN CORSO UNO STUDIO IN ITALIA SUL PEMBROLIZUMAB

In questo momento, aggiunge Ascierto, “è in corso uno studio prospettico di fase II sull’efficacia di pembrolizumab come prima linea di trattamento per i pazienti con carcinoma a cellule di Merkel adulti e pediatrici”, che conclude: “Si tratta di un trial clinico che coinvolge l’Italia e di cui il nostro Istituto è il centro coordinatore nazionale. Al momento è in corso l’arruolamento dei pazienti, ma prevediamo di ottenere i primi risultati entro i prossimi due anni”.

COS’È IL CARCINOMA A CELLULE DI MERKEL

Si tratta di una rara forma di tumore della pelle, che si sviluppa da alcune cellule recettoriali localizzate sotto la cute, dette appunto cellule di Merkel. Una neoplasia molto aggressiva che colpisce ogni anno in Italia circa 250 persone, e per la quale la diagnosi precoce è fondamentale, visto l’alto rischio per questi pazienti di incorrere in metastasi. Questa malattia oncologica si manifesta generalmente come un nodulo color carne, rosso porpora–bluastro, sulla pelle del viso, sulla testa o sul collo, ma è possibile (sebbene meno frequentemente) che si faccia avanti anche in altre zone del corpo. Tra i fattori di rischio di questa neoplasia, l’età avanzata (solitamente colpisce persone over50), ma è stata osservata anche una correlazione con l’esposizione prolungata ai raggi UV. Non solo: anche l’immunosoppressione potrebbe aumentare il rischio di incorrere in questo tipo di tumore, così come l’infezione da Poliomavirus, un virus che sembrerebbe capace di dare avvio al processo di genesi tumorale.

Sara Pero