ESMO CONGRESS 2021 PER L’ITALIA
PIÙ FORTI DEL CANCRO
L’evoluzione della ricerca nel tumore al polmone
L’oncologia sta vivendo un momento di grande fermento, soprattutto per quello che sta accadendo nell’ambito della ricerca sulla malattia precoce, quello dove investire maggiormente per poter guarire il tumore. E poi, che quello polmonare sia l’emblema della medicina di precisione è veramente emozionante ed incoraggiante: oggi riusciamo a garantire una cura mirata per molti pazienti con diverse alterazioni molecolari.
Negli anni, la lotta contro il cancro è cambiata radicalmente. Per tutte le patologie oncologiche, per esempio, il gruppo multidisciplinare di specialisti è diventato un passaggio obbligato. Non solo: le innovazioni tecniche hanno letteralmente stravolto l’algoritmo con cui effettuare le diagnosi e valutare l’estensione della malattia. E ancora, sono stati fatti passi da gigante nelle tecniche chirurgiche e radioterapiche, così come nella pneumologia e nella radiologia interventistica. Nel tumore polmonare abbiamo assistito negli ultimi quindici anni a così tante novità terapeutiche (dall’immunoterapia alla medicina di precisione) che oggi possiamo dire di avere a disposizione non più soltanto un paio, ma moltissime opzioni di cura.
Fra le novità nel contesto della medicina di precisione vanno sicuramente citati i risultati di uno studio di Fase 2 che ha valutato una molecola (Sotorasib) che aggredisce KRAS, marcatore frequente nei pazienti affetti da tumore polmonare e oggetto di studio da oltre 40 anni. La molecola ha un’efficacia nei confronti di una specifica mutazione di KRAS (la G12c) che rappresenta il 30% delle mutazioni nel tumore polmonare. Sotorasib è in studio anche in centri italiani con lo studio clinico di Fase III CodeBreaK 200. Un altro passaggio chiave per questa malattia sarà l’utilizzo del programma di screening con TC spirale a bassa dose senza mezzo di contrasto. Con questo esame, in persone a rischio è possibile ridurre la mortalità per tumore polmonare.
La pandemia ne ha rallentato l’implementazione nella pratica clinica, ma speriamo che possa presto diventare uno dei programmi nazionali di diagnosi precoce, cosi come lo sono già la mammografia o il PAP test per altre malattie tumorali. In oncologia polmonare la gestione ottimale del campione bioptico è cruciale per una buona diagnosi: solo grazie alla sinergia fra anatomopatologo e oncologo si può raggiungere una corretta diagnosi morfologica e molecolare e questi passaggi sono ormai fondamentali e obbligatori per trattare il paziente con la terapia più appropriata. Abbiamo ancora molti bisogni terapeutici soprattutto per superare i meccanismi di resistenza sia all’immunoterapia sia ai farmaci di precisione, per garantire ai pazienti una continuità di cura, sequenza terapeutica e cronicizzazione della malattia.
Credo che chiunque si occupi di oncologia oggi debba avere due caratteristiche fondamentali: l’empatia (la capacità di entrare in sintonia con il paziente) e il desiderio e la capacità di tenersi costantemente aggiornati. Tante sono le caratteristiche utili e necessarie, ma considero queste due le più importanti. La pneumologia ha rappresentato l’inizio della mia carriera lavorativa: già allora, da appassionata della materia e della ricerca, vidi nell’oncologia un ambito allettante. Ma soprattutto considerai che per i tumori del torace in particolare, avere un expertise pneumologico poteva essere un valore aggiunto. E ne sono tuttora convinta, perché molti pazienti affetti da tumore polmonare hanno anche altre importanti malattie respiratorie. Considerato il principale fattore di rischio, il fumo, non sono quasi mai pazienti senza altre comorbidità.
Se mi è mai capitato di sentirmi “più forte del cancro”? Sì, tutte le volte in cui un paziente mi ha detto “io ce la faccio” o “io voglio combattere” oppure “non vince lui”, perché in ciascuno di questi momenti ho pensato che la forza dei pazienti che avevo di fronte dovesse essere la mia, che non potevo dare meno di quello che stavano dando loro per affrontare la malattia.