La biopsia liquida e le sue nuove applicazioni (Erika Martinelli)

ESMO CONGRESS 2021 PER L’ITALIA

PIÙ FORTI DEL CANCRO

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Uno dei punti essenziali che verranno affrontati nell’edizione di quest’anno sarà senz’altro la cosiddetta biopsia liquida, un esame dalle potenzialità enormi che si appresta a diventare un punto di riferimento nella lotta contro il cancro attraverso la medicina di precisione.

Se infatti in passato era indispensabile ricorrere alle biopsie tradizionali, oggi basta un semplice prelievo di sangue (dunque con un’invasività minima) per individuare le alterazioni molecolari e stabilire una terapia più personalizzata per il paziente. Senza contare l’altro grande vantaggio di questo esame: la possibilità di calcolare con precisione l’eventuale rischio di recidiva.

La biopsia liquida si sta gradualmente inserendo nella pratica clinica, a oggi si effettua prevalentemente nelle grandi strutture ospedaliere, ma tutto lascia pensare che presto diventerà un esame accessibile facilmente sull’intero territorio nazionale. Ho cominciato a occuparmi di ricerca scientifica in campo oncologico quando stavo per terminare la specializzazione in oncologia medica. Ma in realtà al tema del tumore ero vicina da molto tempo prima per ragioni familiari, dunque ho cominciato a viverla ben prima di diventare un medico. Poi, mentre ero al terzo anno dell’università e stavo preparando l’esame di patologia generale, accadde qualcosa che fece scattare definitivamente in me una sorta di interruttore: rimasi molto colpita dalla descrizione di come nasce un cancro e dalla sorprendente capacità di adattamento che hanno le cellule tumorali. Affrontare un avversario così scaltro e mutevole era un’autentica sfida e a me le sfide sono sempre piaciute.

Credo che il gusto per la sfida e la curiosità siano le due caratteristiche fondamentali di chi fa ricerca, soprattutto nel campo dei tumori. E trovo che la bellezza del mio lavoro sia proprio nel fatto che è impossibile annoiarsi, anzi: ogni giorno il cancro mi lancia una sfida diversa e io devo farmi trovare sempre pronta ad accettarla. Questo suo cambiare in continuazione per mettermi in difficoltà rende in realtà tutto ancora più esaltante, perché mi costringe a mantenere elastica la mente e mi obbliga di continuo ad adattarmi al mio avversario. È un percorso lungo e complesso, fatto di tanti ostacoli, fatica, ma anche più di una soddisfazione. Ci sono perfino dei momenti in cui tu ricercatore arrivi a sentirti più forte del cancro: a me, per esempio, capita tutte le volte in cui vedo guarire un mio paziente dopo una forma grave di tumore. Fino a dieci o quindici anni fa non succedeva, oggi invece sì e questo mi riempie ogni volta il cuore di speranza. E mi dà ancora più forza e convinzione nella mia battaglia, che poi è quella di tutti noi ricercatori uniti per raggiungere lo stesso obiettivo: sconfiggere i tumori.