Sarcomi: in arrivo nuovi farmaci molecolari e immunoterapia. L’esperta: “Nuove opportunità di cura anche per le forme infantili”

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Sarcomi: in arrivo nuovi farmaci molecolari e immunoterapia. L’esperta: “Nuove opportunità di cura anche per le forme infantili”

In corso a Roma il congresso annuale della Connective Tissue Oncology Society (CTOS)

Rari, con una incidenza di 1 caso ogni 1 milione abitanti in Italia ogni anno, ma molto aggressivi, i sarcomi infantili sono ‘orfani’ di cure ma arrivano per alcuni di essi, in particolare il fibrosarcoma infantile e il cordoma poco differenziato, terapie molecolari che bersagliano la proteina alterata responsabile dell’insorgenza di malattia, oltre a terapie antiangiogeniche per forme ossee recidivanti, prima non trattabili. Buoni dati preliminari per i sarcomi alveolari delle parti molli che sembrano poter rispondere all’immunoterapia con risposte parziali (39%) durevoli nel tempo.

Milano, 15 Novembre 2018 – La ricerca va avanti e offre importanti novità anche per i sarcomi, tumori rari con circa 5 diagnosi ogni 100 mila abitanti in Italia ogni anno, non più ‘orfani’ di possibilità terapeutiche. Difficili e delicati per le sedi di insorgenza tra cui ossa, spazio endocranico, tessuti molli, i sarcomi sono tumori ‘giovani’: colpiscono bambini, con forme anche congenite o sviluppate subito dopo la nascita, adolescenti e giovani adulti con meno di 40 anni. Un anno fa l’approvazione regolatoria di olaratumab in combinazione con doxorubicina come terapia di prima linea per i sarcomi dei tessuti molli in fase avanzata nei pazienti adulti. Oggi, per alcune forme di sarcomi che possono insorgere anche in età pediatrica arrivano, finalmente, farmaci a bersaglio (target) molecolare efficaci contro le proteine alterate che ‘attivano’ l’insorgenza del tumore: tra queste TRK presente tra gli altri nel fibrosarcoma infantile. Dati preliminari (pubblicati sul New England) di studi internazionali, cui ha partecipato anche l’Italia con l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, attesterebbero la capacità di una nuova molecola (larotrectinab) di ridurre la malattia, tanto da riuscire a consentire in alcuni casi il passaggio da una chirurgia demolitiva, ovvero dall’imputazione dell’arto, a un intervento conservativo. Una elevata risposta si otterrebbe anche bersagliando ‘molecolarmente’ (tazemetostat) un’altra proteina, di nome EZH2 che si accende nel cordoma poco differenziato del bambino per la perdita di INI1, permettendo la riduzione o comunque il migliore controllo sull’evoluzione nel lungo periodo, mediamente un anno, di questo tumore che origina a livello endocranico e che è caratterizzato da una cattiva prognosi. Buone notizie anche per il sarcoma alveolare delle parti molli, sarcoma che colpisce adolescenti o adulti prima dei 40 anni, a prognosi grave perché già metastatico all’esordio in metà dei casi, il quale può rispondere all’immunoterapia, aprendo così una via di cura prima inesistente. Lo attesta uno studio su piccoli numeri, 18 casi, di cui 7 (39%) hanno mostrato una risposta parziale al trattamento diretto contro una specifica alterazione genetica (PD-L 1). Questi e altri temi saranno affrontati al meeting annuale della CTOS (Connective Tissue Oncology Society) in corso a Roma fino al 17 novembre).

“I sarcomi – racconta Ornella Gonzato, presidente dell’Associazione Paola per i Tumori muscolo-scheletrici, affiliata da quasi 10 anni alla CTOS – sono una classe di tumori rari, con una incidenza di circa 5 casi su 100 mila abitanti l’anno. La famiglia dei sarcomi comprende oltre 80 diversi tipi di tumori che possono insorgere in qualsiasi parte del corpo e colpire tutte le fasce di età, con un picco in età pediatrica e in quella avanzata. In particolare, i sarcomi dell’osso, quali ad esempio l’osteosarcoma e il sarcoma di Ewing, colpiscono principalmente i giovani mentre i sarcomi dei tessuti molli prevalentemente gli adulti. Attualmente, la maggior parte di queste malattie è ancora ‘orfana’ di specifici farmaci. Tuttavia, la ricerca sta avanzando con studi promettenti su farmaci – al momento non ancora approvati – che sembrerebbero evidenziare possibilità concrete di trattamento per alcuni tipi di sarcomi, in particolare quelli pediatrici, aprendo così a possibili futuri scenari di cura dopo circa 40 anni di ‘silenzio’ scientifico”.

Le attese si associano soprattutto a terapie molecolari. Spiega SilviaStacchiotti, oncologo medico presso la SC. di Oncologia Medica dei Tumori Mesenchimali dell’Adulto e Tumori Rari della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano: “Studi condotti sul fibrosarcoma infantile, malattia congenita che presenta una alterazione riguardante la diffusione di una specifica proteina (TRK), attesterebbero che una terapia molecolare (larotrectinib) mirata a questo bersaglio (target-therapy) è in grado di garantire nella maggior parte dei pazienti una risposta terapeutica nella maggior parte dei pazienti e durevole nel tempo”. La terapia avrebbe dato risultati di efficacia in due contesti: in pazienti con indicazione a una chirurgica demolitiva che prevede l’amputazione dell’arto consentendo il passaggio a una chirurgia conservativa e in casi non operabili permettendo la riduzione della malattia o il controllo per un tempo mediamente superiore all’anno. “Anche il cordoma poco differenziato – aggiunge la dr.ssa Stacchiotti– che origina a livello endocranico (internamente al cranio) a seguito di una alterazione a carico della proteina INI1, con prognosi molto sfavorevole e tipico dei bambini, che possono presentare la malattia alla nascita, e degli adolescenti (il paziente più ‘vecchio’ segnalato sino ad oggi ha 20 anni), sembra beneficiare grazie una nuova terapia ‘targettata’ contro questo bersaglio. Uno studio recente cui sta partecipando anche la pediatria dell’INT in rappresentanza dell’Italia, sembra infatti attestare una riduzione della malattia con l’impiego di uno specifico farmaco molecolare (tazemetostat)”.

Per i sarcomi sembra anche aprirsi l’opzione dell’immunoterapia. “Per la prima volta – precisa l’oncologa – possiamo dire che non tutti sarcomi sono refrattari a questa via di cura. In particolare, il sarcoma alveolare delle parti molli, un tumore molto raro e grave in quando all’esordio si presenta già metastatico in metà dei casi, sembra rispondere bene a una immunoterapia con atezolizumab. Uno studio internazionale ancora su piccoli numeri (18 casi) dimostrerebbe che bersagliano una precisa alterazione genetica (PD-L 1) è possibile ottenere una risposta parziale in 7 casi su 18 (39%). Speriamo che questo tipo di farmaci si renda quindi presto disponibile per i nostri pazienti”.

“C’è dunque grande attesa nella comunità dei pazienti – conclude la dr.ssa Gonzato– perché i sarcomi, oltre a metter a rischio la vita, possono esser altamente invalidanti, creando ulteriore sofferenza, specie nei giovani. I progressi della chirurgia e dei trattamenti radianti assieme alla ricerca di farmaci efficaci, da quelli a bersaglio molecolare all’ immunoterapia, alimentano una concreta speranza di cura. In aggiunta, la ricerca sempre più approfondita della biologia molecolare di alcuni tipi di sarcoma sembrerebbe consentire per il futuro anche la possibilità di monitorare la malattia, durante il trattamento, tramite semplice prelievo di sangue per l’analisi del DNA circolante del tumore (cDNA). Oltre alla minor invasività del controllo, questo significherebbe per i pazienti poter sperare in terapie sempre più personalizzate sulla base della risposta individuale”.

Carlo Buffoli