Tumore del rene. Una ‘doppietta’ può allungare la sopravvivenza

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Tumore del rene. Una ‘doppietta’ può allungare la sopravvivenza

È appena stato pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine uno studio che dimostra come utilizzare insieme due farmaci possa portare importanti miglioramenti in termini di sopravvivenza per chi è colpito da una forma, tra le più comuni, di tumore del rene: il carcinoma a cellule renali. Il tumore del rene resta una delle forme più difficili da affrontare, sia per i pazienti, che per i medici ed i ricercatori. Ma anche qui, grazie allo studio e all’impegno di migliaia di persone, si iniziano a fare passi avanti con risultati importanti. Aumentare la sopravvivenza, insieme ad una buona qualità di vita, è uno di questi. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica, nella sua sezione Oncoline. Per l’occasione sono stati sentit due esperti: Camillo Porta, professore associato di oncologia medica presso l’Università di Pavia e direttore della divisione di oncologia traslazionale degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri, sempre di Pavia, e Thomas Powles, lead investigator dello studio KEYNOTE–426, professore di oncologia genitourinaria, responsabile della ricerca sui tumori solidi al Barts Cancer Institute e direttore del Barts Cancer Centre.

Riportiamo qui il testo dell’articolo, mentre in calce troverete il link all’articolo originale. Buona lettura

Carlo Buffoli

Tumore del rene, ecco la combinazione che allunga la sopravvivenza

Nei casi più gravi, il mix di pembrolizumab e axitinib ha diminuito il rischio di morte e aumentato la sopravvivenza libera da malattia. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine

L’unione fa la forza. Nei casi più gravi di carcinoma del rene, la combinazione fra un farmaco che risveglia il sistema immunitario e una molecola che colpisce alcune delle funzioni essenziali delle cellule funziona meglio dell’attuale standard di cura. Lo dimostra uno studio presentato in questi giorni al congresso internazionale sui tumori genitourinari (Genitourinary Cancers Symposium, ASCO GU) e pubblicato sul New England Journal of Medicine. “Questi risultati rappresentano un reale cambiamento di paradigma del trattamento in prima linea della malattia in fase metastatica – spiega Camillo Porta, professore associato di Oncologia Medica presso l’Università di Pavia e Direttore della Divisione di Oncologia Traslazionale degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri, sempre a Pavia –. Per la prima volta, infatti, la sopravvivenza libera da progressione ha superato i 15 mesi e i dati di sopravvivenza globale indicano una tendenza estremamente positiva. La combinazione ha inoltre evidenziato un buon profilo di tollerabilità, in linea con il meccanismo di azione delle due molecole. Questo studio pone le basi per un cambiamento nella pratica clinica quotidiana: siamo di fronte a un nuovo standard terapeutico che costituirà il termine di paragone per la futura ricerca scientifica su questa neoplasia”.

I RISULTATI

Il regime di combinazione è composto da pembrolizumab, molecola immunoterapica anti–PD–1, e axitinib, inibitore tirosin chinasico: i risultati della prima analisi ad interim hanno mostrato che il mix di farmaci ha ridotto del 47% il rischio di morte – migliorando in modo significativo la sopravvivenza globale (OS) rispetto a sunitinib. Dopo un follow–up mediano di 12,8 mesi, il confronto tra i due bracci di trattamento ha evidenziato che le percentuali di sopravvivenza globale a 12 e a 18 mesi erano più elevate con la combinazione di pembrolizumab e axitinib rispetto a sunitinib, rispettivamente 89,9% versus 78,3% e 82,3% versus 72,1%. Anche le percentuali di sopravvivenza libera da progressione a 12 e 18 mesi erano a favore della combinazione (59,6% e 41,1%) rispetto a sunitinib (46,2% e 32,9%); il valore mediano di sopravvivenza libera da progressione era di 15,1 mesi versus 11,1 mesi, che si traduce in una riduzione significativa del 31% del rischio di progressione della malattia.

“Storicamente, i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 10%. Vista l’aggressività della malattia e la bassa prognosi a lungo termine, questi nuovi dati di sopravvivenza su pembrolizumab in combinazione con axitinib provenienti dallo studio KEYNOTE–426 offrono la possibilità di una nuova opzione di trattamento per i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato”, ha affermato Thomas Powles, lead investigator dello studio KEYNOTE–426, Professore di Oncologia Genitourinaria, Responsabile della Ricerca sui Tumori Solidi al Barts Cancer Institute e Direttore del Barts Cancer Centre. Sulla base di questi risultati, l’ente regolatorio americano (Food and Drug Adminitration, FDA) ha accordato la revisione prioritaria per una integrazione della richiesta di registrazione per farmaci biologici (sBLA) per pembrolizumab in combinazione con axitinib per il trattamento di prima linea dei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato.

IL CARCINOMA A CELLULE RENALI

Il carcinoma a cellule renali è di gran lunga la forma più comune di tumore del rene; circa 9 forme su 10 sono a cellule renali (RCCs). Il carcinoma a cellule renali è circa due volte più frequente negli uomini che nelle donne. Fattori di rischio modificabili comprendono il fumo, l’obesità, l’esposizione a sostanze nei luoghi di lavoro e l’ipertensione. Nel 2018 in tutto il mondo sono stati diagnosticati circa 403.000 casi di tumore del rene e sono state registrate circa 175.000 morti. Solo negli Stati Uniti, sono stimati 74.000 nuovi casi di tumore del rene nel 2019 e circa 15.000 morti per questa malattia.

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